In breve: il messaggio in una riga: è inutile fare un ora di palestra a settimana per rimediare ad anni di posture scorrette e di ignoranza sul proprio corpo

Di cosa parla: del perché il nostro corpo è fatto come e fatto e quali funzioni hanno in origine le componenti dell’apparato muscolo scheletrico

Di cosa non parla: di fitness, di bio hacking

Cosa trovi nel libro: spiegazioni anatomiche comprensibili, esempi pratici per verificare eventuali limitazioni del movimento ed esercizi semplici di mobilizzazione

Cosa non trovi nel libro: programmi di training, sequenze

Perché è utile se insegni yoga: perché racconta noi ed i nostri studenti, ci fa capire i punti di partenza comuni e ci mostra indirettamente perché è inutile e controproducente (far) fare bhujangasan quando non siamo in grado in di fare un baby cobra.

Perché fare yoga? Non solo ci sono moltissime motivazioni diverse ma, spesso, la motivazione cambia man mano che la pratica si approfondisce. Molti si avvicinano allo yoga per trovare sollievo dallo stress quotidiano, per “muoversi un po’” al di fuori delle palestre (o anche all’interno delle palestre, dato che molte sono ormai quelle che offrono corsi di yoga), per stare o rimettersi in forma.

Bene, se è così, ci informa Katy Bowman nel suo interessantissimo libro “Move Your DNA”, possiamo anche farne a meno, anzi… dovremmo farne a meno. Perché una o due ore di yoga a settimana non saranno mai in grado di farci recuperare la corretta postura e funzionamento dell’apparato muscolo scheletrico sabotate da anni di (in)attività non corrette, che la vita “moderna” ha sempre più favoreggiato.

Con parole semplici e attraverso diverse immagini, Bowman spiega come ossa e muscoli subiscano la distribuzione del carico prodotto da qualsiasi azione facciamo. Ad esempio, portare sei chili non è sempre uguale; potrebbe trattarsi di una zucca da sei chili, due da tre oppure diverse piccole zucche ciascuna da un chilo: in tutti questi casi la nostra scelta di come suddividere il peso sul nostro corpo provocherà schiacciature, pressioni e attivazioni muscolari differenti. Il carico, quindi, differisce dal peso nella sua suddivisione sul corpo.

Per evitare che il nostro carico (=le azioni e movimenti quotidiani in cui portiamo il nostro peso) sia distribuito sempre allo stesso modo (=poca variabilità nelle posizioni e movimenti abituali) e quindi diventare dannoso, è importante non solo capire come il nostro corpo funzioni ma anche considerare attentamente per cosa è fatto.

Con un altro semplice esempio, Bowman spiega poi perché un particolare organo anche se biologicamente sano, può mal funzionare a causa del condizionamento ambientale. È il caso della pinna dorsale di alcune orche: questa pinna in natura è mantenuta in posizione eretta sul dorso del grosso mammifero come risultato del movimento di questo animale nelle sue acque. Non ci sono muscoli che la tengano eretta. Si è visto come, in orche cresciute in cattività la pinna sia floscia e piegata sul dorso. La cattività è l’ufficio delle orche.

Per questo la cura del nostro corpo passa dalla consapevolezza del per che cosa esso e le sue parti sono fatte.

Cosa possiamo fare allora per uscire dal tunnel? Nel suo libro Bowmann ci lascia intraprendere un viaggio all’interno del nostro apparato muscolo scheletrico, presentandoci i movimenti dei nostri antenati: questi sono i movimenti per cui i nostri muscoli, le nostre articolazioni e il modo in cui il nostro scheletro è modellato sono pensati. Siamo noi ad usarli in modo inappropriato, servendoci costantemente di suppellettili e oggetti che li deformano. Non solo la sedia dell’ufficio deforma la nostra schiena, le scarpe (e non unicamente quelle col tacco, bensì la totalità delle scarpe che usiamo) hanno appiattito i nostri piedi atrofizzandone la muscolatura, il non appenderci a rami degli alberi blocca le nostre spalle, e via dicendo. Dopo le analisi Bowmann ci presenta con foto e spiegazioni chiare alcuni esercizi per prendere coscienza della corretta funzione del tal muscolo o articolazione. Inclusi piccoli test fisici per autodeterminare se sia presente una determinata disfunzione (come, ad esempio, un muscolo accorciato) o meno.

Suona drammatico e nessuno di noi, penso, vorrebbe vivere come Ötzi, ma sicuramente si può cercare di porre rimedio ad alcune cattive abitudini. Ma, seguendo il consiglio di Bowmann, non in palestra!

Prima regola: quando cominci a fare qualcosa, chiediti se le attrezzature di cui adesso ti servirai sono necessarie. Se non si può magari usare qualcosa di più primitivo. In tal caso, fallo (significa anche andare a piedi invece di usare la bici e non solo la macchina).

Seconda regola: cambia posizione! E questo non solo pensando alla sedia in ufficio, ma anche a tutte le azioni quotidiane in cui sei fermo per più di cinque minuti nella stessa posizione. Significa alzarsi più spesso dalla sedia, ma anche posizionare le gambe in modo diverso, far ruotare i polsi, il collo, ecc.

Terza regola: fai qualche esercizio semplice (Bowmann ne propone diversi) che permettano semplicemente al tuo corpo di ricordare alcuni movimenti.

Cosa c’entra questo con lo yoga? Penso che Bowmann abbia sostanzialmente ragione, qualsiasi miglioramento non può che passare dall’analisi e dalla comprensione del nostro corpo. Ci siamo dimenticati per cosa siamo fatti, nel senso che, semplicemente, sempre più spesso usiamo il nostro corpo come uno strumento, al pari di un pc, che ci porta da A a B e che non può permettersi di cedere, che possiamo migliorare attraverso bio-hacking e training specifico. Al contrario, il viaggio che si intraprende facendo yoga, indipendentemente dalle motivazioni per cui lo si intraprende, spesso sfocia proprio nella presa di coscienza del proprio corpo, in una più profonda comprensione delle dinamiche e dei collegamenti che ci sono tra le diverse sue parti, nella realizzazione che ogni più piccola parte lavora per l’insieme e viceversa. Senza dimenticare l’aspetto psicologico e mentale. Insomma, un battistrada alla teoria di Bowman.

Per questo: leggete il suo libro e non dimenticate di srotolare il tappetino di tanto in tanto.

PS ultimamente, leggendo un articolo su Ötzi, mi chiedevo come mai anche lui soffrisse di alcuni disturbi tipici della civilizzazione…


Katy Bowman ha studiato biomeccanica ed ha una pluriennale esperienza nel mondo del fitness. Üubblica diversi articoli sul blog https://www.nutritiousmovement.com/blog/ e ha pubblicato diversi libri, tra cui quello di cui parlo qui “Move your DNA” (in italiano: Muovi il tuo DNA, Macro Edizioni, ISB-13 978-882853743). Sulla base delle sue ricerche ha fondato il Nutritious Movement, di cui alcuni video sono visionabili gratuitamente sul canale youtube Nutritious Movement

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